Trentino al top per qualità vita-salute,Veneto per sanità

(di Livia Parisi)
Capacità di muoversi autonomamente, soffrire di ansia e depressione, percezione del dolore: se la qualità della vita collegata alla salute si misura così, a esser più fortunati sono i cittadini che vivono in Trentino Alto Adige, mentre la situazione peggiore è in Umbria. Ma, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non dipende solo dai servizi sanitari che le regioni riescono a garantire: Sicilia e Calabria, infatti, hanno una qualità di vita legata alla salute migliore di regioni come il Veneto, dove invece le strutture offrono livelli di tutela della salute più alti. A scattare la fotografia è il 13/mo rapporto Crea dell'Università di Roma Tor Vergata, e da cui emerge un miglioramento dei servizi sanitari nel Mezzogiorno e una riduzione del gap tra Nord e Sud. Ma nella 'fascia critica' della classifica dei risultati dell'offerta di servizi della sanità pubblica restano cinque regioni e tutte del sud: Puglia, Campania, Basilicata, Sicilia e Calabria.
Lo studio del Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità, è stato condotto con il contributo di un panel di 107 esperti del Servizio sanitario nazionale, tra cui medici, infermieri, pazienti, produttori e istituzioni. Il rapporto ha misurato la qualità della vita legata alla salute attraverso cinque dimensioni: capacità del cittadino di svolgere da solo attività quotidiane, di prendersi cura di se stesso, di soffrire di ansia o depressione, provare dolore fisico, capacità di muoversi in maniera autonoma. In questa classifica, dopo Trentino Alto Adige c'è l'Abruzzo/Molise, al terzo posto il Friuli Venezia Giulia, quindi Toscana, Liguria, Sardegna e Lombardia. Poi il Lazio, a pari merito con Piemonte/Valle d'Aosta e Calabria. Prima dell'Umbria troviamo la Campania e la Puglia/Basilicata. "La qualità di vita legata alla salute - spiega Daniela d'Angela, coordinatrice scientifica dello studio e presidente del Crea Sanità - è attribuibile a stili di vita, fattori culturali, educativi e ambientali. Non è però strettamente legato alle performance sanitarie".
Il Rapporto, infatti, per valutare l'universalità e l'equità dei servizi offerti ai cittadini ha misurato anche queste, in base a parametri come mobilità sanitaria, tasso di ricoveri, accessi al pronto soccorso, assistenza fuori dall'ospedale, vaccini e screening per tumori". Dal punto di vista delle performance sanitarie, dopo il Veneto, che ha un punteggio del 55%, ci sono 6 regioni: Pa di Bolzano con il 50%, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana, Piemonte e Lombardia. Nella fascia "intermedia" (33%-41%) ci sono 8 regioni: Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Valle d'Aosta, Molise, Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche. In zona definita "critica" (sotto il 33%) sono 5: Puglia, Campania, Basilicata,Sicilia e, ultima in classifica con il 23%, la Calabria.
L'indice medio è passato dal 35% nel 2019 al 38% nel 2024, dato che indica un miglioramento generale, ma il Mezzogiorno ha registrato quello più significativo (+0,38%), seguito da Centro +0,09%, Nord-Ovest +0,08% e Nord-Est+0,01%. "I livelli restano lontani dai valori ottimali. ;Il divario tra Nord e Sud persiste, ma il Sud guadagna terreno", commenta Federico Spandonaro, presidente del Comitato Scientifico di Crea. Lo studio ha valutato anche la resilienza dei servizi sanitari, cioè la capacità di rispondere a bisogni di salute nel medio lungo periodo: le regioni migliori sono Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria ed Emilia-Romagna.; "Questi dati - conclude Spandonaro - non sono una pagella ma mirano a migliorare la pianificazione dei servizi. Mostrano l'importanza di investire in politiche sanitarie mirate per migliorare efficienza e equità".
ansa