Fibrillazione atriale, così un batterio gengivale si sposta nel cuore e aumenta i rischi

Se volete proteggere il cuore dalla fibrillazione atriale, l’aritmia più comune che aumenta fino a cinque volte il rischio di ictus, controllate bene le gengive. Se sanguinano, o comunque ci sono segni di parodontite, parlatene con il dentista. E fate controlli regolari della salute orale, per contrastare la sofferenza delle gengive. Perché c’è un batterio, il Porphyromonas gingivalis, che rappresenta una minaccia per la salute cardiovascolare, anche oltre il classico meccanismo dell’infiammazione.
A indicarlo c’è uno studio pubblicato su Circulation, coordinato da esperti dell'Università di Hiroshima. La ricerca ha scoperto per la prima volta come il batterio presente nelle gengive riesca ad insinuarsi nell'atrio sinistro sia nei modelli animali che negli esseri umani. Insomma, la ricerca spiega il potenziale percorso che, ovviamente in modo invisibile, crea un collegamento tra parodontite e fibrillazione atriale.
Cosa succedeLa ricerca mostra come i microrganismi di questa specie possano passare nel sangue e infiltrarsi nel cuore facendo da “motore” dalla formazione di piccolissime cicatrici. Questa fibrosi altera la stessa architettura cardiaca, al punto di andare a influire sul normale percorso del flusso elettrico cardiaco, con un maggior rischio di aritmia. "La relazione causale tra parodontite e fibrillazione atriale è ancora sconosciuta, ma la diffusione dei batteri parodontali attraverso il flusso sanguigno potrebbe collegare queste condizioni" commenta in una nota il primo autore dello studio, Shunsuke Miyauchi, che lavora all’Università di Houston. Lo studio è stato condotto su animali, in un modello murino, per mostrare direttamente come il batterio possa “muoversi” dal cavo orale e finire in altri organi.
Già dopo 12 settimane i topi esposti all’infezione mostravano un maggior numero di cicatrici cardiache rispetto agli altri. Dopo 18 settimane nei topi in cui è stata indotta l’infezione con il batterio si è osservata una probabilità sei volte maggiore di sviluppare aritmie cardiache, con un tasso di inducibilità (quindi di stimolo tecnicamente realizzato) non infetto. Inoltre i ricercatori hanno ritrovato il microrganismo nell'atrio sinistro del cuore, dove il tessuto infetto era diventato rigido e fibroso. Soprattutto, si è visto che il ceppo di Porphyromonas gingivalis introdotto sperimentalmente nella polpa dentale era lo stesso presente nel cuore. I topi non infetti avevano denti sani e nessuna traccia del batterio nei campioni di tessuto cardiaco.
Prime conferme anche nell’uomoLo studio sugli animali, oltre a suggerire anche un ruolo di “acceleratore” dei danni cardiaci per il batterio, viene confermato anche nell’essere umano. Analizzando il tessuto dell’atrio sinistro di 68 pazienti con fibrillazione atriale sottoposti a intervento chirurgico al cuore gli esperti hanno individuato Porphyromonas gingivalis in quantità maggiori nelle persone con grave malattia gengivale.
Il dato conferma come si vada oltre l’infiammazione cronica, nel ricercare la possibile correlazione tra aritmia cardiaca e problemi di salute orale. O meglio, l’infiammazione può diventare sistemica ed andare oltre la bocca, fino agli organi interni. Assieme a essa, probabilmente, i batteri giocano un ruolo importante tanto che è stato individuato materiale genetico di specifici ceppi batterici orali anche nel muscolo cardiaco, nelle valvole e nelle placche dell’aterosclerosi lungo le arterie. Ora c’è anche un possibile protagonista da considerare e monitorare con attenzione. È il Porphyromonas gingivalis, peraltro già sotto osservazione per un possibile presunto ruolo nei meccanismi che favoriscono lo sviluppo di particolari patologie, dal diabete alla neurodegenerazione. Ora sappiamo anche cosa può combinare a livello cardiaco. Quindi, andiamo dal dentista regolarmente. Anche per proteggere il cuore.
La Repubblica