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Ecografia, risonanza magnetica, chirurgia... L'Alta Autorità per la Salute specifica il processo per la diagnosi dell'endometriosi

Ecografia, risonanza magnetica, chirurgia... L'Alta Autorità per la Salute specifica il processo per la diagnosi dell'endometriosi
L'endometriosi colpisce più di 2 milioni di donne in età fertile, ma spesso la malattia non viene diagnosticata correttamente e a volte ci vogliono anni prima che la diagnosi venga diagnosticata.

L'Alta Autorità per la Sanità (HAS) ha chiarito mercoledì 4 giugno il ruolo degli esami diagnostici per immagini (radiografie, ecografie, ecc.) nella diagnosi dell'endometriosi , una patologia che colpisce le donne e spesso richiede molto tempo per essere diagnosticata.

Queste raccomandazioni mirano ad "aiutare gli operatori sanitari nella cura delle donne a rischio di endometriosi e a uniformare le procedure in tutto il Paese", spiega l'HAS .

L'endometriosi colpisce molte donne (oltre 2 milioni in età fertile) con sintomi diversi: dolore pelvico, infertilità, ecc. Questa patologia, però, è spesso scarsamente diagnosticata e a volte ci vogliono anni prima che la diagnosi venga diagnosticata.

Attualmente, il processo diagnostico prevede diverse fasi: un esame clinico, basato sui sintomi, seguito da un esame diagnostico per immagini, se necessario. Nei casi in cui questo non confermi l'endometriosi nonostante la presenza di sintomi, si può prendere in considerazione l'intervento chirurgico, ma questo è invasivo e spesso incerto. Le raccomandazioni aggiornate dell'Alta Autorità chiariscono questo processo.

Perché siamo così indietro con la salute delle donne?

Dall'esame clinico, effettuato in particolare da un medico di medicina generale o da un'ostetrica, "in caso di sintomi e/o segni clinici, un'ecografia endovaginale di prima linea potrebbe essere eseguita da un medico formato in questa pratica", ritiene l'HAS.

Il passo successivo "attuato dal ginecologo di riferimento e dal radiologo di riferimento si basa sull'esecuzione di una risonanza magnetica pelvica +/- ecografia endovaginale", prosegue l'autorità.

Infine, se si prende in considerazione un intervento chirurgico, una fase finale riunisce diversi specialisti e mira a "determinare lo stadio di progressione della patologia per adattare il trattamento: la localizzazione delle lesioni, le tecniche chirurgiche più appropriate...".

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